Facciamo il punto sul comparto imprese a cura di Paolo Pagliaro.
Le piccole medie imprese del Commercio del turismo e dei servizi sono un milione e 800 mila, danno lavoro a circa 7 milioni di persone e sono dunque una parte decisiva del tessuto economico italiano che intreccia il proprio destino con il loro. Per queste imprese spesso familiari, adesso il sentiero si è fatto improvvisamente impervio, pessima notizia, considerando che sono responsabili del 28% dell'occupazione Nazionale. Pesano due anni di pandemia con effetti dirompenti sui consumi, pesano la crisi energetica e il balzo dell'inflazione, pesa la nuova concorrenza delle piattaforme digitali. I conti li hanno fatti tre istituti di ricerca, Cer, Ipsos e Centro Studi turistici di Firenze: nel primo anno segnato dal covipd la spesa per consumi è diminuita di 107 miliardi, mentre quest'anno l'inflazione ha ridotto drasticamente il reddito disponibile delle famiglie e di nuovo si misurano gli effetti sui consumi che a settembre sono il volume del 2,7%, rispetto all'anno scorso ma il calo per gli alimentari e del 4,5. L'economia ha ancora una dinamica positiva che dovrebbe portare il PIL a crescere quasi del 4% alla fine dell'anno ma sappiamo che le prospettive per il 2023 non sono così rosee. I redditi e i consumi delle famiglie arretreranno sui livelli del 2016. Peserà anche l'aumento dei tassi di interesse che per le imprese del settore si tradurrà in un aggravio del costo dei finanziamenti di almeno 9 miliardi nel corso del prossimo triennio. L'altro tasto dolente è l'inflazione, parola che negli ultimi anni avevamo rimosso, ha un incremento dei prezzi che quest'anno si aggirerà attorno all'8%, seguiranno altri tre anni con il segno più anche se i rialzi saranno di dimensioni più contenute. Complessivamente nel quadriennio l'aumento dei prezzi comporterà un'erosione del potere d'acquisto delle famiglie di 22 miliardi che significa raggiungere le prospettive di spesa per consumi di almeno 17 miliardi. Aumentano dunque le difficoltà per le imprese del settore commercio, ce ne sono 73 Mila in meno rispetto al 2016, solo negli ultimi tre anni hanno chiuso in 30.000. La vita media delle aziende si è notevolmente accorciata meno della metà ormai raggiunge i 5 anni di attività. Un quadro reso ancora più difficile per i negozi dalla competizione con l'online, tra pandemia e nuove abitudini di consumo, l'e-commerce ha preso letteralmente il volo e nei prossimi cinque anni da ridistribuzione delle quote di mercato tra online e canali fisici metterà fuori gioco 60.000 piccoli esercizi con 100 mila posti di lavoro perduti. E' più incoraggiante, ma non ancora sufficiente, la ripartenza del comparto turistico nonostante l'uscita dall'incubo lockdown tra gennaio e agosto di quest'anno le presenze si sono fermate a 292 milioni un aumento del 46% sul 2021, ma pur sempre l'11,5% in meno rispetto al 2019. A mancare sono soprattutto le presenze straniere lontane ancora del 15% rispetto ai livelli pre-pandemia, neanche la domanda italiana e del tutto recuperata con presenza che sono i 7,6% in meno rispetto al 2019. Pesa anche qui il caro energia che per il comparto ristorazione ricettività e servizi di catering vale un esborso aggiuntivo di quasi 3 miliardi e mezzo nel settore del terziario del turismo è diventata acuta la questione del lavoro il numero di contratti collettivi nazionali depositati al CNEL ha raggiunto a fine 2021 quota 992, una cifra esorbitante. Oltre 100 di questi contratti riguardano il comparto di cui ci occupiamo, molti, troppi, sono contratti pirata che coprono abusi e propongono condizioni normative e salariali al ribasso e generano dumping e lavoro povero che poi alimenta il ricorso ai sussidi statali. Quest'anno a turismo e ristorazione sono mancate circa 300 mila figure professionali hanno incontrato grandi difficoltà. Non solo alberghi e ristoranti e negozi ma anche tour operator e azienda di trasporti, parchi di divertimento, centri termali, agenzie di viaggi. Qualcuno ha dovuto chiudere i battenti, ci sono stati oneri che non erano previsti come la riforma degli ammortizzatori sociali che costerà alle piccole imprese oltre 900 milioni l'anno e c'è stato il consueto accanimento burocratico. Provvedimenti varati con le migliori intenzioni come il decreto trasparenza hanno prodotto lettere di assunzione chilometriche complicate in questi giorni tra l'Immacolata e le feste di Natale, si capirà che anno è stato e soprattutto se i conti tornano. C'è un moderato ottimismo, anche se le cifre che riguardano presenze e consumi saranno ancora lontane da quelle precovid. La manovra di bilancio varata al governo tampona le falle causate dal caro energia, ora ci si attende che una spinta possa venire dalle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Nel terziario la resilienza c'è stata per la ripresa, c'è invece ancora molto da fare.